Heidi – la recensione

Heidi è l’ultimo romanzo pubblicato da Francesco Muzzopappa (visita profilo Instagram) edito Fazi editore.

I quattro romanzi attualmente pubblicati da Francesco Muzzopappa sono:

Trama

Chiara è una talent scout di una emittente televisiva, le tocca provinare ogni giorno decine di personaggi allucinanti e trovare per loro la giusta collocazione tra le decine di format spazzatura prodotte dall’azienda per cui lavora. È sottopagata e soggetta ad orari disumani, costretta alle dipendenze contrattuali e psicologiche del suo odiato capo, alias “lo Yieti”, ma si tiene stretta quel lavoro come un rottweiler custodirebbe il suo osso! Ha anche un padre, anziano: un uomo che prima di perdere un po’ di colpi era stato un padre freddo e severo così come un giornalista e critico letterario di successo e senza peli sulla lingua. La vita di Chiara cambia quando l’ennesimo atteggiamento inappropriato del padre lo porta ad essere cacciato dalla casa di cura dove vive: c’è un rapporto da reinventare, un uomo anziano da accudire e un menage familiare da gestire. Per fortuna arriva lui, Thomas, un badante fisioterapista, studente di medicina e con una rara passione per il suo lavoro, che semplificherà molto la convivenza di Chiara col padre, finché un (bel?) giorno…  

Recensione ★★★★✰ (4,5/5)

Devo ammetterlo: è uno dei primi romanzi “Chick Lit” scritti da un autore maschile che leggo! Gli ingredienti ci sono tutti: una donna in carriera un po’ pasticciona, un po’ depressa e con la chiara sensazione di dover cambiare qualcosa della propria vita per essere felice: e poi ci sono comicità, sentimenti, rivincite… insomma, un Chick Lit a tutti gli effetti!

Il romanzo è scritto in prima persona, al presente, come una sorta di dialogo confidenziale tra la protagonista e il lettore, e qui arriva la mia prima difficoltà: ho dovuto ingranare un po’ per percepire credibile la voce femminile di Chiara, all’inizio mi sembrava troppo androgina, anche se andando avanti con la lettura questa sensazione si è molto affievolita. Inoltre la mancanza di notazione per i dialoghi diretti, senz’altro frutto di una firma stilistica originale, all’inizio ha reso la lettura un po’ faticosa.

Altra difficoltà, dovuta ad una mia personale (e antipatica) deformazione professionale da attrice improvvisatrice: non ho apprezzato molto quelle parti prettamente comiche in cui si leggeva chiaramente l’intenzione (legittima) dell’autore di strappare al lettore una bella risata. Mi riferisco soprattutto alle parti in cui l’autore descrive i personaggi sui generis che vengono provinati dalla protagonista: le ho viste come una lista di “freddure” estranee all’atmosfera molto piacevole del romanzo, compatibili ma non utili allo sviluppo del filone narrativo.

Il resto è stupendo. Mi è piaciuto DA MORIRE!  È un romanzo originale, emozionante e divertente, che fa riflettere e sorridere. Il modo in cui Francesco ci racconta la demenza senile del padre di Chiara ha qualcosa di poetico, affronta l’argomento con un tatto e una leggerezza struggenti. L’idea poi di trasformare un uomo burbero e rigido in un personaggio dalla deliziosa e acculturata follia, diciamocelo: è geniale. Con questa memoria selettiva che lo fa vivere come un pazzoide nel mondo di Heidi (così chiama la figlia, e non come soprannome, ma perché è proprio convinto di interagire con la protagonista del cartone animato che guardava con lei quando era piccola) ma che lo lascia lucido nella sua cultura letteraria infinita e affascinante (per descrivere la sua piccola e angusta camera da letto ogni volta attinge ad un mondo letterario diverso, condendolo con un delizioso, adorabile, magistrale sarcasmo). E ho apprezzato tantissimo anche il rapporto padre-figlia che Francesco costruisce, descrivendo le difficoltà, le reticenze, gli imbarazzi: è un doloroso sprazzo di realtà, verosimile anche se a tratti amaro, e per questo bellissimo. Nelle parole e nei pensieri di Chiara, soprattutto in quelli immorali e politicamente scorretti, ci ho trovato una umanità cruda ma condivisibile. E tra le righe di questo romanzo si legge anche una critica a quel mondo allucinante che sta diventando la televisione, dove un programma più è considerato “spazzatura” e più incontra la viva approvazione dei vertici aziendali che lo devono produrre. Basta accendere la televisione per renderci conto che l’autore non esagera, che descrive semplicemente uno spaccato del nostro quotidiano, su cui spesso è raro e difficile riflettere perché ormai troppo scontato e familiare. La componente sentimentale l’ho trovata ben equilibrata e integrata nella trama anche se credo che la cosa che più mi abbia fatto innamorare di questo romanzo sia sicuramente il rapporto tra il padre di Chiara e Thomas, il suo badante.

In conclusione, un romanzo assolutamente da leggere e godersi fino in fondo, con la mente aperta e la voglia di entrarci dentro, come una mosca nella minestra!

Buon appetito, Heidi, mi fa.
Scaccio una mosca posata sul bordo del suo piatto.
Non farlo!, urla mio padre.
Perché?
Potrebbe essere Kafka.

 

 

 

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