L’imprevedibile movimento dei sogni – la recensione

L’imprevedibile movimento dei sogni” (Dea Planeta, 2019, costo Amazon €14,45, 290 pagine)è il primo romanzo scritto a quattro mani da Francesca Sangalli e Fabrizio Bozzetti.

Trama

Basta un attimo per cambiare tutto. Basta un attimo perché Isabella, diciassette anni, si schianti sulla terra rossa di un campo da tennis e si risvegli sotto le luci al neon del pronto soccorso. Non è la prima volta che sviene così, all’improvviso. Eleonora è abituata ai ritmi dell’ospedale: è sempre stata malata, fin da quando ha la possibilità di ricordare. Conosce tutto e tutti lì dentro, conosce anche Daniela, una strana ragazza con un tatuaggio sul collo che se ne va in giro per il reparto canticchiando sempre la stessa canzone. Tra Isabella, Eleonora e Daniela nasce un’improbabile amicizia. Un’alleanza che le porterà a una scelta dura ed estrema e a scoprire la verità su loro stesse e sul proprio destino. Apprenderanno quanto crudele e meraviglioso sia crescere, in un viaggio visionario che in pochi, intensissimi giorni le renderà adulte. Tra fantastico e reale, epifanie e rivelazioni, atti temerari e addii, una corsa a perdifiato inaspettata, spaventosa e straordinaria. Come inaspettata, spaventosa e straordinaria può essere la vita stessa.

Recensione ★★★✰☆(3,5/5)

La verità che sto sperimentando è che non esiste nulla di stabile, nessun punto fermo, ogni punto è in movimento e anche noi lo siamo. […]
E siccome tutto scorre lento e inesorabile, esplode o si spegne in modo repentino senza la nostra approvazione, anche i nostri desideri possono cambiare.
La rivoluzione terrestre, il moto dei pianeti, l’imprevedibile movimento dei sogni.

Non è facile classificare questo romanzo, e sarò sincera: ancora non sono riuscita a decifrare completamente la reazione che ha scaturito in me.
Isabella è una bravissima tennista, col sogno di diventare una professionista. All’ennesimo inspiegabile svenimento viene portata in ospedale dove i medici decidono di approfondire la sua condizione. Lei minimizza, è convinta che non sia nulla: non resterà in quell’insulso reparto di pediatria ancora per molto. Il suo carattere duro, a tratti insopportabile, la porta a scontrarsi subito con Eleonora, la sua compagna di stanza, malata da una vita e innamorata dei suoi libri. Ma via via che le due si conoscono, il caratteraccio di entrambe si smussa, diventa quasi piacevole.
A primo impatto si ha quindi la sensazione di leggere un libro che racconta la storia di un’amicizia, una bellissima amicizia nata tra due adolescenti che sembra non abbiano niente in comune se non il trovarsi nella stessa stanza di ospedale.

Eleonora con quel carattere spigoloso e problematico, quasi viziata dalla sua condizione di moribonda, pedante e ossessiva con la sua letteratura. […]
Perché oggi la guardo con ammirazione mentre prima avrei pagato non so quanto per avere una stanza tutta per me?

Gli autori ci accompagnano magistralmente in questa amicizia appena nata, dove Isabella ed Eleonora, così diverse all’apparenza, in realtà si scoprono molto simili, sorelle di  malattia.

A un certo punto però tutto cambia: il genere di romanzo che pensavi di aver riconosciuto nelle pagine precedenti, cambia nettamente, lasciando il lettore confuso e spiazzato.

L’improvvisa svolta nella narrazione si ha quando gli autori si trovano ad affrontare la confusione che travolge la protagonista, vittima della diatriba tra realtà e onirico. Da uno stile narrativo leggero e lineare si passa a un thriller psicologico e introspettivo.

Gli autori affidano all’infermiere Paolo la spiegazione di questo cambio di rotta:

È più facile spostare l’attenzione e sentirsi perseguitati da voci e strane presenze e fondare il circolo delle ragazze inquiete assieme a Eleonora,
o verificare uno stato di salute che potrebbe richiedere una scelta di vita importante?

 

Eleonora rifiuta la sua malattia e trova in questo modo il suo particolare antidoto alla sua reazione che rasenta la pazzia. Una pazzia che la avvicina molto al personaggio Undici di Stranger Things, che riesce a percepire una quarta dimensione non visibile alle persone normali, che stratifica gli oggetti intorno a lei, la terra stessa su cui poggia i piedi.

Di questo romanzo ho apprezzato molto la scrittura fresca della prima parte e, forse, l’inquietudine che incute seconda. Un’inquietudine che tuttavia stona con l’inizio e ti fa dubitare della scelta (coraggiosa) compiuta dagli autori: un cambio di rotta così radicale era davvero necessario?

Un altro aspetto positivo riguarda il fatto che alla fine del libro ci si pone delle domande, alcune delle quali, tuttavia, rimangono senza risposta. Che si questo il reale obiettivo degli autori? Farti capire che non è sempre necessario trovare una spiegazione a tutto, che a volte basta semplicemente lasciarsi travolgere? Se questa è una possibile spiegazione, trovo comunque che il risultato non sia completamente a fuoco.

 

 


Recensione di NiMa per Chicklit Italia.

Questo romanzo ci è stato inviato dalla casa editrice Dea Planeta che ringraziamo!

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