La melodia delle piccole cose – la recensione

La melodia delle piccole cose” è il primo romanzo scritto da Carlotta Pugi… o meglio, al suo attivo ci sono una decina di romanzi firmati con lo pseudonimo “Charlotte Lays”: questa è la prima volta che ha scelto di firmare la sua opera col suo vero nome.

Trama

Moonlight è una pop star di fama internazionale: origine italiana, una famiglia presente e invadente, un’assistente originale e protettiva, una carriera stellare. Una sera, suo malgrado, si trova a condividere il palco con Ludovico J. Alberti, un virtuoso pianista classico che con lei condivide solo la casa discografica che produce la sua musica. Più che il palco condividono il pianoforte: lui suona, lei offre la sua performance SUL pianoforte, cercando di gestire la crescente irritazione del “pianista tatuato” che prende i suoi gesti come una profanazione del sacro. Un incidente porterà i due ad essere costretti a condividere una baita sulle dolomiti insieme ai due rispettivi assistenti: una transgender ex campionessa di MMA e un albino taciturno e misterioso. Cosa accadrà? Tutto quello che non potreste mai aspettarvi…

Recensione ★★★★☆ (4/5)

Prima di dirvi cosa penso di questo romanzo vi devo dare qualche informazione contestuale: quando ho iniziato a leggerlo ero reduce da un pianto infinito al cinema per “A star is born” e da altrettanta condizionata emozione nata dalla visione del documentario su Lady Gaga su Netflix. Ecco. Moonlight è indubbiamente ispirata a lei: origini italiane, problemi nella gestione dell’ansia, fisicità minuta e tornita, anca fratturata qualche tempo fa… quindi leggere questo romanzo per me è stato come leggere un sequel fan fiction del documentario! Mi ha emozionata molto questa cosa e la consiglio assolutamente come esperienza! Non ho poi potuto esimermi dal trovare un parallelismo fisico anche tra Justice, il pianista tatuato e… Sergei Polunin! Lo so, è un ballerino e non un pianista, ma la contaminazione anticonvenzionale tra classico e trasgressivo che caratterizza entrambi i personaggi mi ha portato a fonderli insieme nella mia testa! (Ammetto che la mia conoscenza dei pianisti contemporanei si riduce a Einaudi, Bollani e pochi altri, quindi ci sta che non abbia beccato un’analogia ben più consona! Perdonatemi, se potete!)

Ludovico J. Alberti, enfant prodige della musica classica. Tanto schivo quanto è rude la sua bellezza. Le mani tatuate volano sui tasti d’avorio raggiungendo vette di sublime bravura, mentre l’ebano rispecchia la sua anima.

Moonlight è la regina del pop planetario. Molti si chiedono come possa contenere tutta la sua potenza vocale in quel corpo minuscolo, ma lei risponde che è fatta solo di voce.

Il romanzo tratta due piani diversi, che si intersecano spesso: la storia di amore-odio tra Moonlight e Justice e quella di sesso e delicata, deliziosa dolcezza tra Regina e Fergus, i ben più che assistenti dei due artisti. Un brutto incidente incrina la forza e la sicurezza di Moonlight che decide di ritirarsi con Regina in una casa a Cortina di proprietà della sua agente discografica per prendersi tempo per respirare, per piangere e disperarsi lontano da sguardi indiscreti e per darsi la possibilità di rialzarsi e lavorare sul proprio recupero, fisico e psichico. Justice sembra avere la stessa idea e ignorando la sua presenza si presenta nella stessa baita, in compagnia dell’inseparabile Fergus. I due caratteri profondamente diversi all’inizio danno luogo a scintille divertenti, irriverenti, esilaranti. Poi i due iniziano a conoscersi meglio, a mollare maschere e corazze, a prendersi cura delle proprie fragilità, soprattutto figlie dei loro dolorosi passati, fin quando una scomoda verità arriverà a rompere l’idillio.

Se i suoi occhi fossero dardi, mi infilzerebbe.
Se i suoi occhi fossero fuoco, mi brucerebbe.
Se i suoi occhi fossero ghiaccio, mi congelerebbe.
Solo che i suoi occhi sono un pozzo infinito di dolore e grosse lacrime tracimano, cadono,
imprigionandosi nella trama dei miei pantaloni.

Ho avuto il piacere di conoscere Carlotta Pugi di persona scoprendo una ragazza fresca, solare e originalissima. E non posso che confermare come i suoi tratti personali si traducano perfettamente nella sua scrittura, conditi anche da una bella e interessante profondità. Carlotta lascia lo pseudonimo di Charlotte Lays non certo per prendere le distanze dal carattere di puro intrattenimento dei suoi primi romanzi ma forse per arricchirli di una profondità diversa, per concedersi una storia indubbiamente originale, romantica e divertente ma che tocca anche tematiche profonde e dolorose. La sensazione che ho avuto è che la ricerca della profondità concettuale ed emotiva debba trovare ancora un suo equilibrio: ho adorato alcune parti, ma altre le ho trovate ripetitive, forse proprio per questo tentativo di sviscerarle fino ad un livello di dettaglio emotivo a mio gusto forzato. La sua scrittura è stata comunque una compagna piacevolissima: brillante, ricercata ma mai pesante, profonda, elegante, irriverente… il suo talento a mio parere è lampante e raro, spero che continui a coltivarlo e svilupparlo! 

 


Questo romanzo ci è stato inviato dall’autrice che ringraziamo!

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