L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome – la recensione

L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome (sottotitolo: Scrivere è il suo mestiere. I libri la sua passione. Ma quello che non sa è che possono salvare la vita.) è il romanzo di esordio della talentuosa Alice Basso, classe 1979, redattrice e traduttrice di professione.

I cinque romanzi attualmente scritti da Alice Basso sono:

Trama

La protagonista de L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome è Silvana Sarca (per gli amici e i lettori: Vani), di professione ghostwriter, di carattere diretta e insensibile, di aspetto darkettona tendente all’Emo. La trama viaggia su due piani ben distinti: quello amoroso e quello mistery. Vani lavora per una famosa casa editrice di Torino, è talentuosa e sottopagata, indispensabile, professionale ma impossibile da trattare. Per fare la ghostwriter utilizza il suo spiccato spirito di osservazione attraverso il quale riesce ad “entrare” nei panni degli autori, a leggerli come un libro aperto, quasi come un’attrice, riuscendo a ricalcare il loro stile in maniera impeccabile. Di solito si limita a scrivere libri per altri, il suo capo preferisce evitare che incontri direttamente i vari autori, e da brava misantropa lei ne è più che felice. Ma la trama del libro gira intorno a due eccezioni: il suo incontro con Riccardo, autore di best seller con il classico blocco dello scrittore e Bianca, una medium che dialoga con gli angeli, per la quale dovrà scrivere un libro autobiografico. Il resto è puro spoiler, e mi rifiuto di andare oltre!

Recensione ★★★★☆ (4/5)

Il libro è ben scritto, ho apprezzato la scorrevolezza e lo stile molto diretto: il sarcasmo di Vani incontra molto il mio gusto e in alcuni punti mi sono proprio divertita.
Tuttavia non sono riuscita ad affezionarmi del tutto a lei, nonostante nelle ultime pagine non si possa che essere del #teamvani. La sua saccenza e il suo continuo “se solo me ne fregasse qualcosa” mi ha reso difficile empatizzare con lei, e non ho rilevato nemmeno una sua crescita all’interno del romanzo, uno scarto finale che mi facesse rivalutare il personaggio, ad eccezione della sotto-sotto trama del suo rapporto con la teenager Morgana. Vani continua, imperterrita, a farsi scivolare tutto addosso, sulla sua ben costruita corazza; avrei apprezzato almeno un momento in cui trsparisse la sua fragilità, la sua umanità. Invece niente: tradimenti, rapimenti… tutto affrontato con distacco e gelido calcolo.
L’intreccio dei due stili è molto faticoso: la parte mistery è solo accennata, spesso poco plausibile, e sembra un semplice pretesto per raccontare questo personaggio, originale ma non troppo, comunque mai banale. Non ho mai pensato un attimo di abbandonare il libro, cosa che spesso mi succede: come romanzo di esordio l’ho trovato un ottimo prodotto, a fuoco e abbastanza coinvolgente.
Cosa ho detestato: il titolo, spero semplice frutto di una manovra commerciale, che non descrive affatto il romanzo. Il sottotitolo poi… lasciamo stare!
Cosa ho adorato: la formulazione della teoria degli archetipi letterari all’interno degli articoli da rivista, un po’ meno le continue citazioni letterarie (ma quello forse è solo da imputare alla mia ignoranza) che in alcuni punti rendono la scrittura faticosa. Ma soprattutto ho amato la parte finale, degna della mia adorata serie TV Revenge (per altro liberamente tratta dal capolavoro Il conte di Montecristo, di Alexandre Dumas).
In conclusione: la definirei una lettura piacevole e leggera, che forse va bevuta così, come uno shottino, senza stare troppo a puntualizzare sui dettagli e concentrandosi sul retrogusto indubbiamente gradevole. Mi devo allenare in questo!
P.S. Ovviamente leggerò tutta la quadrilogia: mi aspetto una grande crescita 😉

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